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La terra che unisce

“Mandi Fradis” e... una lacrima sul viso...

(di Davide De Piante)

Venerdì 10 giugno 2022 partiamo per il 4° Raduno degli Alpini d’Europa; assieme a me mia moglie Anastasia, mio figlio Matthias e il socio Mentore. Siamo diretti a Monaco di Baviera che raggiungiamo senza problemi. Sabato 11 giugno è prevista la cerimonia al Cimitero Italiano di Monaco. 

Partiamo dall’hotel e mi assicuro di avere tutto: una borsa con cinque contenitori, le schede di dettaglio, il Vessillo della Sezione di Palmanova e il Gagliardetto del Gruppo.

 

Al cimitero, l’accompagnamento musicale è garantito dalla Fanfara Alpina di Cembra (TN) e dal Coro della Sezione ANA di Marostica (VI). Dopo l’onore ai caduti e la S. Messa, inizia il momento più emozionante e significativo della giornata.

 

Raggiungiamo il “blocco” dei caduti nella Seconda Guerra; le lapidi sono tutte allineate formando un disegno piramidale… che si perde a vista d’occhio; l’erba è stata appena tagliata e contrasta con il cielo azzurro. 

Con il cuore in gola e con un po' di tensione, troviamo la lapide di Tommasin Guglielmo.

 

Mentore è con il Vessillo, il giovane Matthias con profondo rispetto, versa la terra raccolta a San Vito al Torre (e consegnataci personalmente); io saluto militarmente e Anastasia porta la mano al cuore.

 

Facciamo altrettanto per Buso Tarcisio (Palmanova), Pez Avelio (Porpetto), Marcuzzi Silvio e Feresin Longino (Aiello del Friuli). Poco ci importa se la corriera è pronta a ripartire; abbiamo un preciso obbligo morale e lo completiamo documentando con foto e video.

 

Il ricongiungimento dei soldati della Sezione di Palmanova con la loro terra natìa è stato fatto!

 

Mentre lasciamo il luogo che ci ha provare brividi e versare qualche lacrima… pensiamo, meditiamo… “mandi fradis


Dopo l'armistizio siglato dall'Italia con gli anglo-americani l'8 settembre 1943, oltre 650.000 militari italiani, dislocati in Italia o nelle zone d'occupazione, furono fatti prigionieri dai tedeschi. Trattenuti con la prospettiva di un rimpatrio immediato, gli venne chiesto con insistenti pressioni di continuare a combattere. La maggior parte rispose No!

 

Vennero relegati come Italienische Militär-Internierte (I.M.I.) e sfruttati come forza lavoro in campi di prigionia situati in terra tedesca, austriaca e polacca. Quella decisione fu un No! di grande valenza morale, patriottica e nazionale che contribuì ad aggravare la loro situazione. Infatti la condizione di I.M.I, non contemplata dalla Convenzione di Ginevra, impedì loro di ricevere ogni tipo di assistenza dalla Croce Rossa, prevista invece per i militari prigionieri di guerra. Furono largamente utilizzati nell'industria bellica, bersagliata di continuo dai bombardamenti alleati e molti perirono nelle incursioni aeree. La maggior parte dei decessi però, fu originata dai maltrattamenti e dalle malattie causate dalla scarsa e cattiva alimentazione.

 

Sorte ancor peggiore toccò ad altri 30.000 italiani, fatti prigionieri per motivi politici o razziali, e deportati in campi di concentramento o di sterminio. Quasi tutti i deceduti in questi lager non ricevettero una degna sepoltura e finirono nei forni crematori. Solo verso la fine della guerra, a causa delle generali difficoltà di trasporto i deportati che morirono in sottocampi a notevole distanza dai campi centrali, furono sepolti nei cimiteri locali. Solo alcune centinaia di questi sventurati ebbero una sepoltura dignitosa. Nell'immediato dopoguerra, viste le enormi difficoltà di comunicazione e di ricerca, gran parte di questi militari furono dati per dispersi. Il sepolcreto italiano, ubicato all'interno del cimitero comunale di Monaco di Baviera Waldfriedhof è suddiviso in sei settori. In tre settori sono raccolti i resti mortali di 1.790 militari italiani caduti durante la Grande Guerra. Negli altri tre trovano sepoltura le spoglie di 1.459 caduti della Seconda Guerra Mondiale, traslati, dopo una difficile opera di ricerca ed esumazione, da oltre 300 località della zona meridionale della Baviera, del Baden e del Württemberg.

 

Le tombe, tutte individuali, sono indicate da cippi, su ognuno dei quali è stata posta una targa in bronzo con inciso il nominativo del caduto, o l'indicazione Ignoto. In questo Cimitero Italiano d'Onore, degli oltre 1.400 Caduti italiani della Seconda Guerra Mondiale qui sepolti, 1.139 hanno un nome. Di questi, 83 sono Alpini e 9 sono donne. Altri 49 nominativi sono in fase di verifica, e fra di loro ci sono ben 19 donne.

 

(tratto da programma del raduno)