· 

Reportage dall'ospedale Ana di Bergamo

Una serie lunghissima di giorni a casa senza poter far nulla, senza poter dare il minimo contributo per una tragedia che ci riporta indietro nel tempo e sembra far precipitare in un baratro intere zone dell’Italia.

 

Mi chiedo come possa essere io di aiuto. Cosa posso fare? Si! Mi viene in mente… una chiamata a Davide!

Era già successo 11 anni prima durante il terremoto de L’Aquila ma adesso le cose sembrano diverse.

Non sono servite tante parole e come già successo tra noi ci si è capiti immediatamente.

In poche settimane avrei avuto tutto il materiale e la mia destinazione già pronta. Bergamo!

 

La partenza è quella solita di noi Alpini molto presto all'alba di una giornata grigia, tutti affaccendati a caricare le nostre cose mentre prendiamo le direttive su come comportarci e le precauzioni da mantenere. Non sono mai troppe! Il viaggio sembra più corto del previsto e le poche ore che ci separano dalla nostra destinazione sembrano passare in fretta. L’atmosfera non è certo quella della rimpatriata, si parla poco e solo per motivi di necessità, i dispositivi non permettono quella naturalezza che è tipica delle nostre riunioni ed affiora un certo senso di smarrimento mentre ci avviciniamo alla nostra meta. Siamo abituati a vedere queste autostrade caotiche, frenetiche, invece niente di tutto questo. Le zone più industriali del nostro paese sono deserte e questo certo carica ancor di significato il senso della nostra presenza in questa terra alpina. Siamo arrivati, siamo questa volta nell'epicentro del dolore, lo senti, lo respiri e lo vedi nel volto delle persone anche se la gente di qui non ama mostrarlo. 

Il tempo di scendere dal pulmino della protezione civile, tutti in fila, le ultime raccomandazione un ultimo appello e si prende servizio. Davanti a noi le tende, le nostre case per una settimana inserite in un contesto che sembra ordinato e pulito. Subito veniamo accompagnati dagli alpini che ci hanno preceduto, i quali ci mostrano gli ordini di servizio e le poche ma indispensabili regole da seguire. 

Le squadre sono già pronte e formate. Di giorno e di notte un susseguirsi ogni otto ore di turni di guardia e di servizio all'ospedale da campo ANA che è distante un paio di chilometri e di turni di servizio presso il nostro campo.

 

Da quel momento un susseguirsi di giornate che sembrano rincorrersi una con l’altra con lo scandirsi dei soliti riti ai quali ogni alpino non si è mai sottratto. Non mancano le pulizie ai bagni, la pulizia del refettorio e l’immancabile rito dell’alzabandiera e ammainabandiera sempre rispettati in ordine da tutti e tenuti magistralmente dal nostro capo campo! L’attenzione comunque rimane alta su ogni cosa che facciamo.

Le guardie di notte in garitta… Quanti ricordi! Sono qui, siamo qui a vegliare queste recinzioni come sempre tutti gli alpini hanno saputo fare nel passato. Questa volta però all'interno delle recinzioni c’è il lavoro di chi una battaglia la sta combattendo per noi.

 

I giorni passano e piano piano ci si riappropria dell’allegria e della scanzonata ironia tipica dei nostri ritrovi anche perché siamo consapevoli che le notizie che provengono dall'interno dell’ospedale sono buone. 

La gente non muore!

I pazienti ricoverati nel reparto covid stanno meglio e assistiamo con piacere all'avvicendarsi dei parenti che vengono a riprendersi i propri cari dimessi dall'ospedale. Un bel segno per tutti ed anche per noi.

Come per tutte le esperienze di questo tipo viene anche l’ora di ritornare ma cercando di mantenere vivo e vivido il ricordo di queste giornate particolari.

Un ricordo che non cancelli dalla mente i volti di persone magari visti una volta sola, incrociate di fretta e soprattutto di quelle con le quali si è condivisa una delle settimane più intense della propria vita. Un insieme di tanti ricordi che ti fanno fare un tuffo nel passato ma che per un Alpino devono essere anche un monito attento e servire per il presente.

 

Grazie a tutti, un grazie alla mia squadra con la quale ho passato bellissimi momenti, al capo campo Mauro, al mio compagno di turni Davide, ad Adriano ed a tutti quelli dei quali mi sono dimenticato il nome ma non il volto.

 

Un ringraziamento particolare al mio Capogruppo Davide che mi ha dato la possibilità di esserci quando serviva e non da ultimo la Sezione di Palmanova per il supporto e la presenza.

  

Fotografie di Manuel Bortoluzzi, Massimo Rossetto (Gruppo Malborghetto) e di Roberto Bezzi (Sez. ANA di Bergamo)