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Con le scuole sul Carso

Il Gruppo Alpini di San Giorgio, il 25 marzo ha accompagnato gli studenti di 3^ media del plesso di San Giorgio nei luoghi della Grande Guerra.

Ci hanno dato l'avviso per una nuova gita giusto qualche giorno fa, cogliendoci completamente alla sprovvista. Avevamo una gita programmata sul monte Kolovrat per Ottobre, ma causa maltempo è stata cancellata. A febbraio abbiamo avuto la nostra agognata gita di 3 giorni a Matera ed eravamo molto concentrati su quella, quindi ci eravamo dimenticati di quella che era saltata; quando all'improvviso il professore ci ha consegnato delle comunicazioni riguardanti una nuova gita, siamo stati felicissimi. Redipuglia... tristemente conosciuta da molti, la curiosità ci ha animati.

 

Nonostante le infelici circostanze del periodo in questione, il passato ha sempre qualcosa in serbo da offrire, e noi generazioni del presente, anche se non sempre ce ne appassioniamo, ne siamo incuriositi. Perciò ecco, alle 8 del mattino siamo arrivati davanti a scuola, chi più preparato (con tanto di scarponcini da montagna) e chi meno (sottoscritta compresa, con scarpe da ginnastica e risvolti ai pantaloni), siamo saliti sull'autobus diretto al museo di Redipuglia.

 

Scesi davanti al museo, siamo entrati assieme agli alpini che ci hanno fatto un riassunto del primo conflitto mondiale visto da un'angolazione, se si può dire, più coinvolta rispetto ai nostri testi scolastici, che ci ha fatto capire più a fondo i meccanismi crudeli della guerra. È seguito un filmato di circa mezz'ora, con immagini originali del conflitto. Siamo poi passati a una grande sala con al centro una ricostruzione di un campo di battaglia con due trincee. Intorno ad esso c'erano vari espositori con reperti della guerra; i più appassionati di meccanica sono rimasti affascinati dalle armi, mentre i più interessati alla storia erano sparsi in giro, curiosando fra elmetti, uniformi, bombe a mano, coltellini. Ad esempio io, che ho un particolare interesse per la chimica e la medicina, mi ero smarrita completamente assieme ad alcuni amici a guardare i rimedi e le medicine usati sul campo. Poi c'era un gruppetto, il più numeroso, che seguiva l'alpino, il quale si spostava e spiegava passo passo ogni cosa che vedevano.

 

Uscendo dal museo ci siamo diretti verso una collina ricoperta di cipressi, che ci venne indicata come l'antico cimitero di guerra di Redipuglia, ovvero delle grandi fosse dalle quali i corpi sono stati in seguito spostati e inseriti nella mastodontica scalinata di fronte; siamo saliti osservando i monumenti ai lati delle scale, leggendo l'epitaffio dei caduti. Sulla cima c'erano dei monumenti meravigliosi. Era altissimo e sembrava di stare in cima al mondo! C'era un grandissimo carro armato; ci siamo entrati, ma era stretto perciò siamo usciti quasi subito. Abbiamo sgranocchiato qualcosa seduti sulle panchine e poi siamo saltati in piedi e abbiamo seguito i prof fino all'autobus, su cui siamo saliti e ripartiti.

L'autobus si è fermato in mezzo a un sentiero roccioso di montagna, circondato di piante selvatiche, e noi lo abbiamo percorso fino a ritrovarci di fronte a una sconfinata serie di intricati cunicoli delimitati da rocce grossolane; le cosiddette trincee. Il senso di claustrofobia era quasi nauseante e più volte abbiamo rischiato di inciampare su rocce o radici; per non parlare poi degli insetti e del terrore che avevamo di incontrare dei serpenti. Il terreno era una specie di terra rossa, molto arida, e polverosa. Faceva caldissimo, e non c'era quasi per nulla vento. Ci hanno portati fino a uno spiazzo (non saprei dire dove, relativamente all'autobus, perché dopo un pò mi ero confusa e se fossi stata da sola probabilmente mi sarei anche persa – ndr: Trincea Mazzoldi – Monte Sei Busi), che ci hanno spiegato fosse il luogo dove i soldati mangiavano e riposavano. Era veramente un posto orribile sia per mangiare che per riposare.

 

Abbiamo visto varie costruzioni belliche che immagino facessero parte della, per così dire, “formazione” delle trincee; avevano forme curiose, e scomodissime. Non ci si entrava in due, e dovevamo procedere in fila indiana; con la calura del primo pomeriggio poi, tutti appiccicati, sembrava di stare in una sauna. Non posso neanche immaginare l'orrore di quei poveri ragazzi e uomini che erano costretti a stare qua.

 

Siamo tornati indietro, siamo risaliti lungo i cunicoli fino all'autobus e ci siamo saliti sopra; questo è partito e ha percorso la strada lungo il sentiero, fino ad arrivare a una strada cementata che ci ha portati a Monfalcone. Abbiamo seguito alcune strade del paese fino a salire su fino a una specie di parco, dove ci siamo seduti e abbiamo pranzato; gli alpini hanno pranzato con noi, e raccontavano la storia di Enrico Toti, con tanto di mimica. Era molto divertente. Abbiamo finito di pranzare e ci siamo alzati in piedi, abbiamo fatto alcune foto di gruppo e poi ci siamo diretti lungo una stradina in mezzo a un bosco (ndr: Parco Tematico della Grande Guerra).

 

Mentre camminavamo, gli alpini ci guidavano; e ci siamo trovati davanti a una salita relativamente ripida, che era, da quanto ho capito, il fianco di una collina. La cima apparteneva agli austriaci ed era negli interessi degli italiani conquistarla. Tutto il fianco della collina era rigato dei medesimi cunicoli: erano strettissimi perciò alcuni di noi preferirono percorrerli dai lati superiori, sulla superficie non scavata della collina.

 

Questi cunicoli erano muniti anche di piccole cavità laterali, probabilmente servivano per raccogliere munizioni, oppure semplicemente per ripararsi. C'erano anche delle grotte ben più grandi; però non erano accessibili perché eravamo sprovvisti di caschetti, e comunque le scalinate di pietra erano ripidissime e dentro era buio pesto.

 

Abbiamo continuato a salire, fino a che non ci siamo fermati; alcuni di noi hanno proseguito fino al fronte austriaco, e li abbiamo aspettati un po'. Abbiamo visto una maschera antigas e un elmetto, e ci hanno parlato di Enrico Toti (più approfonditamente di prima); un soldato senza gamba, considerato eroe nazionale, riguardo il quale girano leggende e storie.

 

Alla fine siamo riscesi giù fino alla stradina nel bosco. Eravamo stanchi morti, accaldati, e volevamo tutti una doccia. Questo era il risultato dopo solo mezza giornata neanche salendo sulle trincee, quindi non possiamo neanche lontanamente immaginare il disagio e il dolore di mesi, anni, chiusi tra quei muri. Di sicuro abbiamo capito un po' di più che tragedia e che orrore sia stata la guerra, ma non potremo mai capirlo pienamente, e forse è un bene. L'importante è ricordare, essere coscienti che avvenimenti come questo devono essere evitati ogni qualvolta questo sia possibile; nulla vale la pena tutte queste sofferenze, morti, vite rovinate. Questo è parte di quello che abbiamo avuto modo di confermare a noi stessi durante questa gita. È stato interessante, a tratti un po' triste, e ci ha di sicuro incuriositi.

 

Le classi Terze B e C