Ricordi del passato

Qual’è il miglior modo per ricordare un periodo della nostra vita, soprattutto la giovinezza, se non rivedendo vecchie foto e cartoline, oppure oggetti ed utensili che le persone usavano in quegli anni?

 

Questo in sintesi il quesito che ci siamo posti allorché si è deciso di organizzare una mostra per Itinerannia; abbiamo contattato le persone che per passione raccolgono e restaurano questi oggetti le quali, tutte, hanno aderito con entusiasmo alla nostra proposta.

 

Va da sé che tutti gli oggetti ed utensili esposti non sono più di uso comune in quanto tecnologicamente superati oppure perché le esigenze delle persone sono mutate come sono mutati i tempi; oggetti ed utensili che al giorno d’oggi si possono rivedere unicamente se esposti al pubblico. Per ogni attrezzo in mostra abbiamo riportato sia il nome in lingua italiana che in lingua friulana, curioso vedere come nelle diverse zone del Friuli cambi la pronuncia o il nome dello stesso utensile o oggetto, per la maggior parte di essi abbiamo scelto di riportare il nome di cui al vocabolario redatto dalla Scuola Elementare di Vivaro. Per quegli attrezzi che contenevano la lettera zeta tipo: Linzin (attrezzo per togliere la paglia dal covone), falzon (attrezzo per tagliare il fieno sul fienile), fruz ( attrezzo per sgranare le pannocchie di granoturco), falzut (falce) etc, abbiamo riportato la definizione usata nella nostra zona in quanto c’era il rischio di inficiare la nostra parlata, specifica ed inconfondibile; infatti in Friuli siamo piuttosto conosciuti in quanto pronunciamo la lettera zeta in maniera molto marcata (ricordo il famosissimo… zinc mil zinc zent e zinquante zinc).

 

 

 

La mostra è stata particolarmente apprezzata dalle persone che in tempi passati hanno effettivamente maneggiato tali oggetti in quanto gli stessi erano parte della vita quotidiana che una famiglia doveva affrontare. Tanti visitatori facevano dei commenti, con una punta di amarezza, circa il fatto che lo stile di vita, rispetto ad allora, è radicalmente cambiato e che le comodità di cui oggi godiamo non sono a reale misura d’uomo o effettivamente necessarie. È altrettanto vero che molti giovani, vedendo gli oggetti esposti per la prima volta nella loro vita, hanno mostrato lo stesso interesse che può avere una persona nel vedere una punta di freccia in selce usata dai primitivi; se per molti erano oggetti di un passato prossimo per i giovani lo sono di un trapassato più che remoto, il passare del tempo porta questi cambiamenti di percezione.

 

Nel visitare la mostra le persone hanno particolarmente apprezzato le due biciclette esposte, cioè quella del barbiere e quella del falegname, due autentici gioielli, che facevano capire che a quei tempi c’erano delle persone che, con ogni tempo, non esitavano a girare per i paesi vicini pur di guadagnare un tozzo di pane per sé e per la propria famiglia. 

 

Apprezzatissimo anche il video che periodicamente veniva proiettato dal titolo “Cence sunsur a je lade une civiltat” (Senza un lamento è sparita una civiltà). Praticamente un amara constatazione di come, in Friuli, lo scorrere del tempo abbia modificato gli usi ed i costumi delle persone facendo innanzitutto perdere quei valori che un tempo erano fondanti e distintivi di una civiltà, prevalentemente a carattere contadino, a favore di una maniera di vivere dove il consumismo comanda, consumismo che ha radicalmente cambiato i rapporti fra le persone, cioè da un rapporto diretto e personale “Io ti aiuto tu mi aiuti”, si è arrivati ad un rapporto di tipo “Io penso per me e tu pensi per te” decisamente egoistico ed impersonale. 

Al piano superiore della mostra erano esposte vecchi fotografie e cartoline di S. Giorgio (di Dario Ballestiero) che inquadrano diverse zone del paese in cui c’erano gli Esercenti di allora, accanto ad ogni foto abbiamo esposto le fatture ed ordini che gli Esercenti stessi emettevano, molto curiosi gli ordini emessi da AMERIGO FOGAGNOLO e da VINCENZO MAURO , il primo richiedeva “…mandatemi il solito carro di varecchina” nell’anno 1929, il secondo “… 4 damigiane di varecchina” nell’anno 1933, ma si potrebbero citare anche altri documenti altrettanto interessanti.

Nelle tre giornate di Itinerannia la mostra è stata visitata da numerosissime persone oltre 600 delle quali hanno voluto firmare il nostro registro ed hanno rilasciato anche commenti di apprezzamento per il lavoro svolto dal Gruppo. Successivamente abbiamo garantito l’apertura in quei giorni che in cui le Maestranze dell’Oratorio ce lo richiedevano (oltre 200 i ragazzi che l’hanno visitata), la mostra ha chiuso i battenti il 10 di luglio.